Temi della teologia di Lutero

 

di Margherita Merone

 

Concilio di Trento

 

Molto tempo dopo la Riforma di Lutero fu convocato il Concilio di Trento (1545-1563). Iniziò prima della guerra di Smalcalda (1546-1547) e terminò dopo la pace di Augusta (1555). Il Concilio si proponeva il compito di risolvere la divisione confessionale, di riportare la pace tra i vari principi e riformare la chiesa. Pertanto il Concilio decise che ci sarebbe stato un decreto dogmatico che affermava la fede della chiesa e un decreto disciplinare per attuare la riforma. I vari decreti dogmatici però non si rivelarono in seguito esaustivi quanto all’esposizione teologica, ma si fermarono piuttosto sulle dottrine che venivano contestate dai riformatori, mettendo a fuoco tutti gli argomenti che erano motivo di dissenso, tra questi: Sola Scriptura, sola fides, eucaristia sotto le due specie, il valore sacrificale della messa e il sacramento dell’ordine.

Il Concilio approvò il decreto sulle fonti della Rivelazione, la Scrittura e la Tradizione, dichiarando, pur implicitamente, che rifiutava il principio luterano della “Sola Scriptura” – solo la Bibbia doveva essere la regola della fede del cristiano – e aggiunse l’elenco dei libri canonici dell’Antico e del Nuovo Testamento. Rifiutò la dottrina della giustificazione per mezzo della sola fides, quindi solamente per fede, affermando che la giustificazione avviene per la grazia di Cristo, ma questo non esclude la collaborazione umana a ricevere la grazia, liberamente e volontariamente. Per quanto riguarda i sacramenti il Concilio decretò che quelli istituiti da Cristo sono sette e da considerare mezzi efficaci che conferiscono la grazia ex opere operato, per mezzo del rito stesso e non solamente per la fede di chi li riceve. Per ciò che concerne l’eucaristia sotto le due specie, dichiarò che in ognuna delle due specie si riceve Cristo intero e indiviso, sostenendo poi che la messa è «un sacrificio propiziatorio» che rende presente il sacrificio di Cristo sulla croce. Affermò il carattere sacramentale dell’ordinazione e l’esistenza di una gerarchia ecclesiastica, non istituita dall’uomo ma da Dio.

Il Concilio diede il via ad alcune riforme pastorali, tra queste l’istituzione di seminari per la preparazione dei sacerdoti, l’obbligo a vescovi e pastori di rimanere nelle loro parrocchie o diocesi; furono eliminati alcuni abusi all’interno della chiesa ma aumentò il potere episcopale.

Ci furono delle conseguenze. A Trento i decreti furono scritti per reazione agli errori dei protestanti e questo non diminuì ma aumentò la polemica tra cattolici e protestanti, creando così la separazione. L’unità della chiesa in occidente era distrutta. Si svilupparono rapidamente nei territori luterani nuove strutture ecclesiali. La pace di Augusta per un certo tempo riuscì a mantenere relazioni diplomatiche pacifiche ma non riuscì a fermare la terribile guerra dei Trent’anni (1618-1648). Per cambiare alcune cose si dovrà aspettare il Concilio Vaticano II (1962-1965) che, dimenticando la polemica del periodo successivo al concilio di Trento, entrò nel movimento ecumenico. Tra i vari documenti promulgati, due in particolare testimoniano la nuova apertura della chiesa cattolica, il decreto sull’ecumenismo “Unitatis redintegratio” e la dichiarazione sulla libertà religiosa “Dignitatis humanae”. Il Concilio espresse quello che i cattolici avevano in comune con le altre chiese cristiane, il battesimo, la professione di fede, la Scrittura.

I temi fondamentali della teologia di Lutero sono tuttora oggetto di studio. Diverse interpretazioni hanno spesso acuito la controversia tra cattolici etesi luterani. Infatti va distinta la teologia di Lutero e la teologia luterana, focalizzando l’attenzione sulla prima nei temi principali, la giustificazione, l’Eucaristia, il ministero e il rapporto tra Scrittura e Tradizione.

Cominciamo col dire che Lutero fu molto legato alla cultura del tardo Medioevo. Nel 1505 entrò nell’ordine degli agostiniani a Erfurt e nel 1512 divenne professore di teologia biblica all’università di Wittenberg. Concentrò il suo studio in modo particolare sull’interpretazione delle Scritture bibliche. Suo punto di riferimento tra i Padri della chiesa fu Agostino: era affascinato dalla teologia monastica, fu grande ammiratore di Bernardo di Chiaravalle, apprezzava in particolar modo la mistica di Giovanni Taulero. Fece pubblicare un testo mistico di un autore ignoto, “Theologia deutsch” (Teologia tedesca), che ebbe in poco tempo grande diffusione e fama in tutta la Germania.

Qual era l’interpretazione di Lutero sulla giustificazione? Lutero cominciò a riflettere sul sacramento della penitenza in rapporto a quanto si legge in Mt 16,18: «Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo». Sulla base dell’educazione tardo medievale, gli avevano insegnato che Dio perdona i peccati quando c’è pentimento e si compie un atto di amore per Lui, al quale risponde, in base all’alleanza divina, dando il perdono e la grazia. In questo modo il sacerdote dichiara solo che Dio gli ha perdonato il peccato. Lutero affermava che nel vangelo si sosteneva un’altra cosa, ossia che il sacerdote dichiarava colui che si pentiva giusto, salvo, perdonato e che attraverso questo atto che compiva in nome di Dio, il peccatore tornava ad essere effettivamente giusto. Lutero vedeva le parole di Dio come parole di promessa, una promessa rivolta alla fede di una persona, fatta quindi personalmente al credente. La fede fondandosi sulla promessa di Cristo dà al credente la certezza della salvezza, altrimenti sarebbe dichiarare che Dio mente e inganna. I sacramenti sono parole di promessa che mostrano la volontà di Dio di salvarci. Gli uomini devono solamente fidarsi, senza avere dubbi, delle promesse di Dio. Questa fede è opera dello Spirito Santo. È Lui a rivelarci che la promessa è degna di fiducia e così crea la fede in una persona. C’è in Lutero l’oggettività della promessa e la soggettività della fede.

La Rivelazione ha come fine la salvezza dei credenti che hanno da parte di Dio la promessa che è “pro me” (per me) o “pro nobis” (per noi). La salvezza si attua solo per mezzo della grazia.

L’amore di Dio si incarna in Gesù Cristo. Per Lutero Cristo è lo sposo, l’anima la sposa, la fede è l’anello delle nozze. Nel matrimonio le proprietà dello sposo (la giustizia) diventano anche proprietà della sposa (il peccato), e viceversa, così è proprio in questo “admirabile commercium” (felice scambio) che c’è il perdono di tutti i peccati e la salvezza. Lutero affermava che Cristo è presente nella fede, Egli è per noi, in noi e noi siamo in Cristo.

È un solo tema ma per ora può bastare, avremo presto modo di continuare.

 

 

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